domenica 31 maggio 2015

Deathpoint: E poi venne l'uomo in bianco

Altro flash su uni dei personaggi del romanzo.

Deathpoint: E POI VENNE L'UOMO IN BIANCO: L'uomo in bianco non ha età, il tempo ne ha preservato lo spirito giovane e filantropo. Elegante e puntiglioso, viaggia a bordo di una L...

giovedì 21 maggio 2015

Subbadia: "Toglietemi tutto ma non il subbuteo" sul sito della Federazione

Il sito della Federazione italiana calcio tavolo ha parlato del mio ebook. Li ringrazio di cuore.

SUBBADIA: "TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL SUBBUTEO" SUL SITO DEL...: Si torna a parlare in maniera "prepotente" di Toglietemi tutto ma non il subbuteo . L'ebook, che continua a regalare sodd...

lunedì 11 maggio 2015

Deathpoint: Piacere di conoscerti, Matt Porter

Proseguiamo nello scoprire qualcosa sui personaggi del romanzo Deathpoint, in uscita la prossima estate. Direttamente dal blog.

Deathpoint: PIACERE DI CONOSCERTI, MATT PORTER: Nato a Rochester, Minnesota, età fra i 55 e i 60 anni. Il fisico possente, racchiuso in una lunga coda bianca, racconta anche della sua inte...

sabato 9 maggio 2015

Refusi ed errori negli ebook, quando la negligenza scredita il lavoro

Negli ultimi tempi mi è capitato di leggere alcuni ebook pubblicati con il self publishing da autori esordienti. Perché in fondo è ciò che faccio anche io e vorrei continuare a fare.
Spesso le idee sono ottime, i libri sono godibili ma a rallentare tutto sono i numerosi refusi e - ahinoi - errori grammaticali e ortografici che chi vuole "sentirsi" scrittore non dovrebbe concepire nemmeno sotto effetto di stupefacenti o minacciato di morte.
Purtroppo è il limite stesso del self publishing e già più di una volta, sui miei blog, è capitato che ne parlassi come di una piaga: l'omissione di controllo. I libri pubblicati senza un editore alle spalle necessitano di 101.425 riletture, una correzione di bozza eseguita da una persona esperta, un editing professionale. Al di là di uno-due refusi che rendono "umano" ogni libro (la perfezione è molto difficile), il resto non è accettabile. Per non parlare degli errori di pura grammatica. E non parlo di stile, no, quello è differente da un autore all'altro e in fondo è una continua ricerca verso la propria identità (e comunque verso un buon livello).
Ho deciso che smetterò istantaneamente di leggere un testo che presenti una frase del tipo "così Jack a voluto dire" oppure "qual'è il tuo nome?" o ancora "é certo che il cielo si sarebbe rabbuiato". Questi sono solo esempi, frutto di fantasia ma piuttosto chiari.
Non ci si sveglia la mattina e si pubblica un libro solo perché si ha la possibilità di farlo. No. Si lavora giorno dopo giorno per migliorarlo, per renderlo un prodotto di qualità, allo stesso modo in cui l'allevatore ingrassa il maiale per avere una buona mortadella. Il problema riguarda gli ebook in particolare. Così come le testate giornalistiche online, piene di refusi della serie «non rileggo perché devo uscire prima di tutti».
Il web è una risorsa preziosa, un mondo meraviglioso. Ma sta cambiando la lingua e la percezione degli italiani nei riguardi di essa. In peggio. Così ora si può accettare anche un libro (o un articolo) zeppo di errori e anzi, magari lo si premia persino con le stellette.
Senza un deciso cambio di rotta, il rischio concreto è di inficiare un'opportunità splendida come il self publishing, destinato in quel caso ad... autoscreditarsi.

giovedì 7 maggio 2015

Deathpoint raccontato in un tweet... di 140 caratteri

Anno 2050. Il mondo che conosciamo non esiste più. Un tennista di nome Jack Muffin. Un viaggio. La lotta per la libertà. La morte. L'amore.

http://romanzo-deathpoint.blogspot.it

sabato 2 maggio 2015

L'idea di un disoccupato: così nacque "Deathpoint"

Per capire come sia nata l'idea del romanzo Deathpoint, vi rimando a questo post sul sito ufficiale del libro di prossima uscita.

Deathpoint: L'IDEA DI UN DISOCCUPATO: COSÌ NACQUE DEATHPOINT: La prima bozza di "Deathpoint" stampata per le correzioni: un reperto scovato nell'armadio a casa di mia madre. L'idea...

venerdì 1 maggio 2015

Intervista a Rhoma G: il self publisher strega il grande editore

Ospitiamo sul blog un'autrice italiana che negli ultimi mesi ha conosciuto il meritato successo. Rhoma G. ha coronato il sogno di ogni aspirante scrittore o esordiente, acciuffandolo prima che diventasse troppo veloce. Partita come self publisher, è ora in attesa di pubblicare un romanzo con un grande editore e di distribuirlo in tutte le librerie.
Romina, parlaci della tua passione per la scrittura. Quando e come è nata.
«È nata con me; ho cominciato a scrivere racconti intorno ai tredici anni. Già allora divoravo libri e sognavo a occhi aperti storie impossibili».
Hai alle spalle tre romanzi. Descrivili in breve e associa a ognuno di essi un aggettivo che li caratterizzi all'interno della tua vita.
«Bittersweet è il romanzo delle seconde possibilità e l’aggettivo che mi viene in mente è proprio “agrodolce”. Il sapore di tanti momenti che scandiscono l’esistenza di molti. Alle volte, bisogna saper ridere mentre si piange e piangere mentre si ride per trovare l’equilibrio che ti consente di vivere al meglio. Stardust, seguito di Bittersweet, è un libro “romantico”, una spremuta di cuore condita di una ventata di ottimismo. È una sorta di regalo per chi ancora sogna l’amore vero. L’Uragano dentro me, beh è lontano da Bittersweet e diverso da Stardust. Inizio con l’aggettivo: “difficile”. Ho sofferto come una matta durante la stesura di questo libro, poiché l’argomento trattato è tosto, spinoso. Ho fatto i conti con la mia coscienza una pagina sì e l’altra pure, ma dovevo scriverlo; altrimenti mi sarei ammalata di ulcera. Il risultato è stato una storia travagliata, un amore vecchio, uno nuovo, una donna che, finalmente, si accorge che il cuore le batte ancora in petto. Una donna, moltissime donne».
Quali sono i tuoi autori e libri preferiti?
«Al momento sto rileggendo “Jane Eyre” di Charlotte Brontë, e sebbene sia la quinta volta che lo faccio, mi regala sempre emozioni profonde. Da romantica che si rispetti, amo Jane Austen, in particolare il suo “Persuasione”, forse perché anche ai suoi protagonisti viene data una seconda possibilità. Vado matta per i racconti di Poe e i thriller di Follett, e “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello mi ha lasciato senza parole a quindici anni e continua a farlo anche oggi (che ho alcune decadi in più). Ho un libro preferito, in realtà sono tre. L’autrice non è conosciutissima, sebbene, a mio avviso, abbia scritto l’epopea d’amore e di guerra più bella dei tempi moderni. Mi riferisco a Paullina Simons e alla sua trilogia de “Il cavaliere d’inverno”. La mia “me” scrittrice, dopo "Remember Orbeli", non è stata più la stessa».
Di recente sei riuscita a coronare il sogno di ogni self publisher: entrare nelle classifiche di vendita, a fianco di mostri sacri. Cosa si prova e dove credi ti porterà?
«Sai che non lo so cosa si prova? Cioè, non credo di avere ancora interiorizzato. È molto “strano” ed emozionante».